
La collezione di gemme conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli è tra le più prestigiose al mondo: oltre duemila pezzi che raccontano non solo l’altissimo livello artistico raggiunto dagli antichi nell’arte della glittica – ovvero l’incisione su pietre dure – ma anche il gusto e la passione dei collezionisti che, dal Rinascimento in poi, animarono le grandi corti italiane ed europee.
Il nucleo principale è costituito dalla celebre collezione Farnese, arricchitasi nel tempo con circa 350 gemme rinvenute nei siti archeologici della Campania antica. Questa raccolta, una delle più importanti d’Italia, ebbe origine a Parma a metà Seicento, quando prese forma grazie a successive acquisizioni e lasciti. Tra i primi proprietari spiccano figure di grande rilievo come Lorenzo de’ Medici e Pietro Barbo, divenuto poi papa Paolo II, cui si aggiunsero le raccolte dei cardinali Ranuccio e Alessandro Farnese e del loro erudito bibliotecario, Fulvio Orsini.
Alla morte degli ultimi discendenti Farnese, il patrimonio passò a Carlo di Borbone, che nel 1736 lo trasferì a Napoli. Dopo essere stato custodito a Capodimonte e, durante il dominio francese, spostato temporaneamente a Palermo, rientrò stabilmente a Napoli nel 1817, trovando posto nel Gabinetto dei Preziosi del Real Museo Borbonico, oggi MANN.
Oggi la sezione dedicata alle “Gemme Farnese” occupa due sale al piano terra del Museo. Qui sono esposti 491 esemplari, tra cammei e intagli, accuratamente selezionati. Nella sala IX si possono ammirare i pezzi che appartennero ai cardinali Ranuccio e Alessandro Farnese, ordinati secondo temi iconografici; la sala X, invece, custodisce i nuclei storicamente più rilevanti, tra cui le gemme provenienti dal tesoro di Lorenzo de’ Medici, quelle appartenute a Pietro Barbo e la collezione di Fulvio Orsini, organizzata per temi che mettono in luce il suo interesse antiquario per il mito e le immagini dell’antichità.
Il vero capolavoro della raccolta è la Tazza Farnese, il più grande e celebre cammeo del mondo antico: un’opera in agata sardonica, finemente incisa ad Alessandria d’Egitto tra la fine del II e il I secolo a.C., sopravvissuta fino a noi attraverso una storia affascinante di passaggi e collezionismi. Accanto a questo straordinario manufatto, la collezione offre numerosi altri esempi di virtuosismo artistico: autentiche sculture in miniatura, capaci di riprodurre in pochi centimetri motivi iconografici che rimandano a capolavori della grande arte antica.