Pompei, Coppe e ollette con pigmento per gli affreschi
Photo: Parco Archeologico di Pompei

La ricchezza e la varietà dei colori utilizzati nell'antica Pompei, in particolare per la decorazione parietale, sono un elemento fondamentale per lo studio dell'arte e della tecnologia romana. Studi recenti, anche attraverso approcci analitici non invasivi sui pigmenti ritrovati nei loro contenitori originali, hanno permesso di identificare con precisione la tipologia dei colori, che spazia da materiali naturali a composti sintetici.

Panoramica generale sui pigmenti pompeiani

La tavolozza di un antico pittore pompeiano comprendeva pigmenti naturali e sintetici, di natura inorganica e organica. Gli artisti erano estremamente abili nel miscelare i materiali coloranti per ottenere una gamma innumerevole di tonalità.

Un aspetto cruciale emerso dalle analisi è che i pigmenti non erano quasi mai puri, ma si presentavano come miscele di due o più composti coloranti, un'indicazione delle specifiche esigenze artistiche.

Due composti hanno giocato un ruolo fondamentale nella variazione delle tonalità e sono stati trovati quasi ovunque nelle miscele: il Blu Egizio (Caeruleum) e il Minio/Rosso Piombo (Cerussa usta o Red lead).

Molti dei pigmenti analizzati provengono da contesti eccezionali, come la Casa con Bottega (I 9, 9), dove furono trovati circa 150 vasi contenenti pigmenti, e la Casa dei Pittori al Lavoro (IX 12, 9).

Tipologia dei colori per categoria

I principali tipi di pigmenti identificati nelle fonti, classificati per colore, sono i seguenti:

Bianco

I pigmenti bianchi erano prevalentemente a base di carbonati:

  • Creta calcarea: Un pigmento bianco contenente calcite, noto anche in fonti storiche come melinum o selinusa.

  • Paraetonium (dolomite e aragonite): La dolomite è risultata essere il principale costituente di questo pigmento bianco, uno dei più attestati a Pompei. Il paraetonium era un pigmento a base di carbonato di calcio con conchiglie, descritto come un "colore austero, naturale".

  • Cerussa (bianco di piombo): Un pigmento bianco artificiale a base di carbonato di piombo. Era usato come pigmento bianco puro o come composto aggiuntivo (diluente) per ottenere sfumature più chiare in altri colori.

Nero

  • Atramentum: Il nerofumo o carbone vegetale è il composto principale identificato.

  • Miscele nere: Un campione di pigmento nero era composto da carbon black, calcite, ematite, minio (red lead) e tenorite.

Rosso

Il rosso era un colore molto importante, predominante nel Quarto Stile insieme al giallo:

  • Rubrica (ocra rossa): Un pigmento a base di terra, la cui composizione include caolinite, quarzo, calcite ed ematite.

  • Sandyx: Una miscela di rubrica (ocra rossa) e cerussa usta (minio/rosso piombo). L'aggiunta di questo pigmento a base di piombo serviva a rendere la tonalità più brillante e intensa o a diminuire il costo del minio artificiale, che era più caro dell'ocra rossa.

  • Minium (cinabro, HgS): Il cinabro è stato riportato in studi precedenti come pigmento rosso trovato nei vasi o sugli affreschi pompeiani.

  • Sandaraca (realgar): Pigmento rosso-arancio intenso, elencato tra i colori, che poteva essere trovato in forma minerale naturale associata a sublimati vulcanici.

Giallo

Il giallo è un altro colore dominante nelle pitture del IV Stile.

  • Ochrae (ocra gialla): Il pigmento giallo a base di terra più diffuso a Pompei. La sua composizione include goethite e caolinite.

  • Sil: La varietà più preziosa dell'ocra.

  • Auripigmentum (orpimento): Pigmento a base di arsenico. Era anche usato per disinfettare le ferite in ambito medico.

  • Spuma argenti (PbO): Un pigmento giallo-rosso a base di piombo.

  • Jarosite : Trovato come costituente principale in alcuni pigmenti gialli.

Arancio

  • Sandaraca (realgar): Classificato tra i colori rosso-arancio intensi.

  • Ochrae: Pigmenti a base di terra arancione naturale (o miscele di terra gialla e rossa, sil e rubrica).

Rosa

  • Purpurissum: Un pigmento di lusso, ottenuto tingendo un substrato argilloso incolore (creta) con la porpora di murice. Poiché la vera porpora era estremamente costosa (fino a 30 denari per libbra), spesso venivano aggiunti altri coloranti organici, come alizarina e purpurina (derivanti dalla robbia, una fonte botanica) per rendere il pigmento più economico.

  • Miscele rosa: Spesso si otteneva la tonalità desiderata diluendo ossidi di ferro (rubrica) con bianco di piombo (cerussa).

Violetto

Il violetto era generalmente ottenuto utilizzando il purpurissum. La tonalità poteva essere raggiunta attraverso una miscela complessa di composti inorganici, tra cui ematite, minio (red lead), calcite, aragonite, cuprorivaite e orpimento, con l'aggiunta occasionale di Blu Egizio.

Azzurro/blu

  • Caeruleum (Blu Egizio): Il principale ingrediente per i colori blu a Pompei. Questo pigmento sintetico, prodotto ampiamente nell'area dei Campi Flegrei, è una miscela di cuprorivaite, quarzo e carbonati.

  • Nuances di blu: Le diverse tonalità, come il coelon (più chiaro e finemente macinato) e il lomentum (ottenuto aggiungendo sostanze come creta), erano commercializzate a prezzi differenti.

Verde

  • Creta viridis (terra verde): Il costituente principale del pigmento verde. Era un pigmento economico (costava solo 1 sesterzio per libbra) spesso usato per imitare la più preziosa chrysocolla (appianum).

  • Verde scuro: Poteva essere ottenuto mescolando creta viridis con particelle minori di Blu Egizio (caeruleum), Minio/Rosso Piombo (cerussa usta) e Orpimento (auripigmentum).

  • Novità analitica: In un campione è stato scoperto l'uso di un composto verde chiaro contenente barite e alunite, la prima prova definitiva dell'utilizzo del solfato di bario come ingrediente in una ricetta di pigmento nel Mediterraneo antico.

Altri colori e applicazioni

  • Oro: I pigmenti giallo/oro potevano contenere composti di piombo.

  • Grigio: Sebbene due campioni grigi siano elencati, la tonalità era ottenuta desaturando il colore blu (Blu Egizio) aggiungendo piccole quantità di ossidi di ferro rossi.

  • Iscrizioni: Le iscrizioni dipinte (tituli picti) sulle anfore della Bottega del garum (I 12, 8) erano realizzate in rosso (rubrum). Anche le grandi iscrizioni sulle tombe a schola potevano conservare tracce di colore rosso all'interno delle cavità delle lettere.

  • Decorazioni popolari: I programmata elettorali erano dipinti sui muri. Il carboncino era usato per graffiti e forse per registrare quantità in un'officina di pittori. Un pettine in osso è stato ritrovato con un disegno di due anitre nei colori rosso, nero e bianco.

Tecniche di pittura e preparazione

La pittura murale a Pompei veniva realizzata principalmente con la tecnica dell'affresco. Questa tecnica prevedeva l'applicazione dei colori sull'ultimo strato di calce ancora fresco. La reazione chimica (carbonatazione) tra la calce spenta e l'aria fissava il pigmento, garantendo la durevolezza del colore nel tempo.

Altre tecniche

Mezzo fresco e a secco (tempera): In queste tecniche, il pigmento era stemperato con acqua e un collante (come l'albume nel caso della tempera). Queste tecniche presentavano maggiori problemi di conservazione, come l'esfoliazione e la decoesione della pellicola pittorica, specialmente per le stratificazioni millimetriche.

Preparazione delle pareti: La preparazione delle pareti era complessa, potendo consistere in diversi strati di intonaco di varia composizione e granulometria (a volte fino a sette, anche se tre erano più comuni). Le materie prime necessarie per la pittura, come la calce, erano in fase di preparazione o stoccaggio anche al momento dell'eruzione, come attestato dal ritrovamento di anfore usate per lo spegnimento della calce nella Regio IX, Insula 10.

Conclusione tecnica: La cura meticolosa nella selezione e miscelazione dei pigmenti e l'uso di tecniche avanzate come la pittura a fresco testimoniano l'alta sofisticazione dell'artigianato artistico romano.

Una metafora della tavolozza pompeiana

Immaginiamo la tavolozza di un pittore pompeiano come una complessa scatola di chimica: non si limitava ai colori primari puri estratti dalla terra, ma era un laboratorio di miscele. Per ottenere un rosa vivace, l'artista non usava semplicemente l'ocra rossa diluita, ma poteva combinare costosi pigmenti organici (come il purpurissum dalla porpora di murice) con il bianco di piombo e l'ematite per creare sfumature luminose e intense, rendendo il colore un vero e proprio status symbol e una dimostrazione di competenza tecnica. Allo stesso modo, il Blu Egizio agiva come un "esaltatore" versatile, non solo creando il blu del cielo, ma anche modificando le sfumature di verdi e gialli, quasi come un catalizzatore cromatico per una vasta gamma di effetti visivi.

Domande frequenti (FAQ) sui pigmenti pompeiani

1. Quali sono i pigmenti principali utilizzati dai pittori pompeiani?
La tavolozza era composta da pigmenti sia naturali che artificiali (sintetici). I tipi più comuni includevano:
Bianchi: Creta calcarea, Paraetonium (a base di dolomite e aragonite), e Cerussa (bianco di piombo artificiale).
Neri: Atramentum (nerofumo o carbone vegetale).
Rossi: Rubrica (ocra rossa, a base di ematite) e Sandyx (miscela di ocra rossa e Minio/Rosso Piombo). Anche il cinabro (HgS) è menzionato.
Gialli: Ochrae (ocra gialla, a base di goethite), auripigmentum (orpimento, a base di arsenico), e jarosite.
Blu: il Blu Egizio (Caeruleum), un pigmento sintetico a base di cuprorivaite, era il principale ingrediente blu.
Verdi: Creta viridis (terra verde), un pigmento economico spesso usato.
Rosa/Violetto: Purpurissum (un pigmento di lusso, spesso un'argilla tinta con coloranti organici come la porpora o la robbia).

2. I pigmenti erano usati puri o miscelati?
I pigmenti erano raramente puri. Le analisi hanno dimostrato che erano quasi sempre presenti come miscele di due o più composti coloranti, per soddisfare specifiche esigenze artistiche e ottenere la vasta gamma di tonalità desiderata. Il Blu Egizio e il Minio/Rosso Piombo ($\text{Pb}_3\text{O}_4$) erano composti fondamentali e sono stati trovati quasi ovunque nelle miscele.

3. Esistevano pigmenti di lusso e pigmenti economici?
Sì, i costi variavano notevolmente. Ad esempio, la terra verde (creta viridis) era un pigmento economico (costava solo 1 sesterzio per libbra). Al contrario, pigmenti come il cinabro (minium) e il purpurissum (ottenuto dal costoso colorante porpora di murice) erano considerati di lusso. Il purpurissum poteva essere reso più economico aggiungendo coloranti organici meno cari come alizarina e purpurina (derivate dalla robbia).

4. Che pigmento utilizzavano i pittori per ottenere l’arancione?
I toni arancioni potevano essere ottenuti dalla sandaraca (realgar), un pigmento rosso-arancio intenso. Oppure, si usavano ocre arancioni naturali o miscele di ocra gialla (sil) e ocra rossa (rubrica).

5. Qual era il pigmento blu più importante a Pompei e qual è la sua origine?
Il pigmento blu dominante era il Blu Egizio (Caeruleum). Questo non era un minerale naturale, ma un pigmento sintetico. È un composto a base di cuprorivaite, quarzo e carbonati, e veniva prodotto ampiamente nell'area dei Campi Flegrei. Diverse sfumature di blu erano commercializzate a prezzi diversi, come il coelon (più chiaro) e il lomentum (ottenuto aggiungendo sostanze come la creta).

6. I colori venivano utilizzati anche per scopi non decorativi, come le iscrizioni?
Sì. I pigmenti venivano usati per i tituli picti (iscrizioni dipinte). Ad esempio, le iscrizioni sulle anfore della Bottega del garum (I 12, 8) erano realizzate con pigmento rosso (rubrum). Anche le grandi iscrizioni sulle tombe a schola potevano conservare tracce di colore rosso all'interno delle cavità delle lettere. Inoltre, le iniziali di un candidato (A. R. V. per Aulus Rustius Verus) sono state trovate incise e dipinte con la stessa porpora dei programmata elettorali sul catillus di una macina. Infine, il carboncino era usato per i graffiti.

7. In che modo l’edilizia e i cantieri hanno contribuito ai materiali da pittura?
Alcuni materiali edilizi erano materie prime per i pigmenti. Ad esempio, le valve di ostrica, composte prevalentemente da carbonato di calcio, potevano essere frantumate per ottenere calce di buona qualità o polvere per un pigmento bianco. Queste valve sono state trovate in cumuli di cocciopesto nella Casa di Leda (V 6, 12), a conferma del loro utilizzo come materia prima per i restauri poco prima dell'eruzione.

Molte delle informazioni relative alla composizione dei pigmenti (bianchi, neri, rossi, gialli, blu, ecc.) provengono da uno studio pubblicato sul Journal of Archaeological Science del 2025, intitolato: "Pompeian pigments. A glimpse into ancient Roman colouring materials

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