Nulla può durare in eterno.
Il sole che brilla così chiaro, sprofonderà nel mare.
Anche la luna decresce, che ora brillava piena.
Così, alle burrasche della tua Venere segue spesso il dolce zeffiro.
Scritto di anonimo, nella casa di Caio Giulio Polibio, a Pompei
Le case erano dominate dai dipinti parietali che costituiscono l'aspetto più straordinario di Pompei. La varietà di stili nella decorazione pittorica che riveste le pareti delle case pompeiane è evidente.
Dalla sobria ripartizione in riquadri colorati, agli scenari architettonici, talora semplici talora molto complessi, fino alla visione di prospettive assolutamente fantastiche, alle scene figurate e alla ornamentazione pura. Inoltre ognuno si renderà facilmente conto di come la decorazione pittorica fosse considerata essenziale all'abbellimento della parete. Esse cercano di deliziare e ci riescono, facendo pensare anche che fosse stato raggiunto un elevato livello di civiltà visiva, ampiamente generalizzata, che si estendeva fino ai gradini più bassi della scala sociale. Una civiltà mai superata in alcuna epoca posteriore e sempre sensibilmente superiore a quanto si possa oggi trovare in una qualsiasi città di dimensioni paragonabili.
I dipinti a carattere figurativo di Pompei sono quasi sempre copie, di solito tratte da altre copie di capolavori celebri dell'arte greca. che purtroppo sono andati perduti. Nei dipinti figurativi si tratta, nella maggior parte dei casi, di un capitolo marginale, trasferito in Campania, dell'arte ellenistica o, comunque, di una sua ultima conseguenza. Essa appare come la proiezione in un ambiente provinciale della corrente filoellenica presente nell'arte romana. Sono stati fatti molti studi per decidere se e quali delle pitture di Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplontis possano essere sicuramente considerate come greche, campane e sannitiche. In effetti esse dovrebbero essere definite come appartenenti a tutt'e tre le scuole, con la clausola che alcuni tipi in Campania erano conosciuti ancora prima che venissero introdotti a Roma: anche se, viceversa, la dominazione romana in seguito doveva esercitare un'influenza stimolante sugli artisti campani.
La tecnica utilizzata per la realizzazione delle pitture parietali (affresco)consisteva nell'applicare al muro due o tre strati ben fatti di intonaco calcareo, mescolato con sabbia e calcite. Quindi si dipingeva prima il fondo e si lasciava asciugare. Quando il tutto si era ben essiccato, si aggiungevano le decorazioni. I colori venivano mescolati con calcare, mentre, per conferire brillantezza alla superfice, si aggiungevano anche colla e cera (encausto). Con tali mezzi le pitture acquistavano durevolezza e lucentezza. Tra l'altro, I pigmenti usati nell'antichità erano costituiti soprattutto da terre colorate come le ocre, da tinte minerali come il carbonato di rame e, infine, da tinte di origine vegetale e animale . Non era affatto facile acquistare padronanza della tecnica, ed era necessaria una grande avvedutezza da parte del pittore, il quale doveva riuscire a mettere in atto le sue idee con rapidità per ricoprire la massima superfice nel minor tempo. Tradizionalmente le pitture delle città vesuviane sono state assegnate a quattro stili diversi, susseguentisi nel tempo anche se qualche volta si sono sovrapposti. Oggi si pensa che tale suddivisione sia del tutto inadeguata a rappresentare la varietà delle tecniche pittoriche; essa però sarà conservata in questo sito dal momento che l'enorme sforzo di creare un sistema sostitutivo nonostante i numerosi tentativi potrà dare risultati solo nel futuro.
I Pittori a Pompei
Possiamo ricostruire un'immagine affascinante dei pittori (detti pictores) attivi a Pompei della loro attività e del loro ruolo nella società pompeiana.
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Due Figure Chiave: Si distinguono due figure professionali principali all'interno delle botteghe di pittori: il pictor parietarius e il pictor imaginarius.
- Il pictor parietarius si occupava principalmente della stesura dei colori di sfondo, delle fasce decorative e dei motivi ripetuti, svolgendo un lavoro più "artigianale".
- Il pictor imaginarius, invece, era responsabile della realizzazione delle scene figurate e dei motivi più complessi, richiedendo una maggiore abilità artistica e un'attenta interpretazione dei temi mitologici e letterari.
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Tecniche e Strumenti: I pictores pompeiani seguivano le tecniche descritte da Vitruvio e Plinio, come testimoniato dalle pitture stesse.
- Lavoravano dall'alto verso il basso, procedendo per sezioni limitate a causa dei tempi di asciugatura dell'intonaco.
- Utilizzavano disegni preparatori, schizzi in ocra per le architetture, e tracciati a stecca o con cordicelle per i motivi geometrici.
- Le scene figurate venivano spesso precedute da schizzi a pennellate rapide.
- Una volta terminata la pittura, le pareti venivano lavorate con mazzuoli, levigate con polvere di marmo e, talvolta, lucidate con cera.
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Un'Attività Fiorente: L'abbondanza di pitture a Pompei testimonia la presenza di numerose botteghe, ognuna con i suoi artigiani specializzati. La domanda di decorazioni era elevata, sia per le dimore private che per gli edifici pubblici.
- I committenti, soprattutto i più facoltosi, desideravano pitture che abbellissero le loro case, ma anche che riflettessero il loro gusto e la loro cultura.
- La scelta dei temi mitologici e letterari, spesso ispirati a originali greci, era un modo per i proprietari di mostrare la loro sensibilità artistica e il loro status sociale.
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Oltre i Pictores: Vi erano anche altre figure coinvolte nella realizzazione delle decorazioni, come gli orafi per la creazione di protomi e bustini in bronzo, e i topiarii per la progettazione e la cura dei giardini.
- La collaborazione tra diverse figure professionali era fondamentale per la realizzazione di ambienti raffinati e complessi.
Un video interessante sul ruolo sociale dei pittori in età greca e romana:
Il Pittore Romano: Artigiano o Artista?
Il video "Il ruolo sociale dei pittori in età greca e romana", presentato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, offre uno sguardo affascinante sul mondo dei pittori nell'antica Roma. Attraverso un'analisi dettagliata delle fonti letterarie, come Plinio, e dei reperti archeologici, in particolare gli affreschi pompeiani, il relatore, Mario Grimaldi, traccia un quadro complesso e sfaccettato di questa figura professionale.
Mentre i Greci consideravano la pittura come la forma d'arte suprema, i Romani, pur ammirando l'arte greca, svilupparono una nuova concezione della pittura, legata principalmente alla decorazione degli ambienti domestici. Questo cambiamento di prospettiva portò a una sorta di "sminuimento" del ruolo del pittore, che da artista di alto livello si trasformò in un artigiano al servizio delle esigenze decorative dei committenti.
Tuttavia, l'analisi degli affreschi pompeiani rivela una realtà più articolata. La complessità delle composizioni, la varietà dei temi e la maestria nell'uso dei colori suggeriscono che i pittori romani, seppur spesso anonimi, possedevano una notevole abilità tecnica e una profonda conoscenza dei modelli iconografici greci.
La loro anonimità non va interpretata come segno di una condizione sociale inferiore. Il video sottolinea come la mancanza di firme o di epigrafi commemorative potrebbe essere stata una scelta deliberata, dettata dalla volontà di non emergere come classe sociale distinta.
Inoltre, l'esistenza di dibattiti giuridici sulla proprietà delle opere d'arte su tavola dimostra che i pittori romani godevano di una certa tutela legale e potevano rivendicare il possesso delle proprie creazioni. La possibilità di stipulare contratti, sia scritti che verbali, per la realizzazione delle opere, evidenzia un'ulteriore dimensione del loro ruolo sociale, che li colloca in una posizione di relativa autonomia rispetto ai committenti.
Il costo dei colori, come emerge dall'Editto di Diocleziano, era un fattore determinante nel processo di contrattazione. L'uso di pigmenti pregiati, come l'azzurro, era riservato alle decorazioni più lussuose, mentre nelle case più modeste si ricorreva a colori meno costosi, garantendo comunque la diffusione della pittura in tutte le classi sociali.
Il video invita a riconsiderare il ruolo dei pittori romani, non solo come semplici artigiani, ma come figure professionali complesse, dotate di talento artistico, competenze tecniche e capacità di negoziazione. La loro scelta di rimanere nell'ombra, pur contribuendo in modo significativo alla bellezza e alla ricchezza visiva del mondo romano, rappresenta un enigma che merita ulteriori approfondimenti.