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Affresco Pompei, scene di cacciagione e pescato
Photo: Parco Archeologico di Pompei

Come si nutrivano davvero gli abitanti dell’antica Pompei? Quali animali venivano allevati, quali cereali coltivati, quali risorse del mare sfruttate? A queste domande risponde uno studio scientifico appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports, frutto della collaborazione tra diversi istituti di ricerca italiani e internazionali.

La ricerca si basa sull’analisi approfondita di numerosi reperti organici provenienti da Pompei, uno dei pochi siti archeologici al mondo a restituire una quantità e varietà così ricca di resti biologici, perfettamente conservati a causa dell'eruzione del 79 d.C. Gli studiosi hanno applicato moderne tecniche scientifiche – in particolare, l’analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto – per ricostruire con precisione la dieta della popolazione pompeiana, nonché le pratiche agricole e zootecniche dell’epoca.

Il contesto della ricerca

Lo studio è stato condotto dal Laboratorio di Ricerche Applicate “Annamaria Ciarallo” del Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con il Laboratorio DistaBiF dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, l’Università “La Sapienza” di Roma e il Dipartimento di Archeologia dell’Università di York.
L’articolo scientifico è disponibile in Open Access sul sito di Scientific Reports al seguente link: https://www.nature.com/articles/s41598-025-12156-7

Allevamento e consumo di animali: pratiche differenziate

Uno degli aspetti più interessanti emersi dallo studio riguarda la gestione degli animali da allevamento. I dati isotopici rivelano una grande variabilità nella dieta dei suini, indicando diverse strategie di nutrizione e, quindi, forme di allevamento probabilmente legate a specifici contesti economici o familiari. Anche pecore e capre mostrano differenze nell’alimentazione, segno che venivano allevate con pratiche diversificate a seconda delle esigenze produttive (latte, carne, lana) o delle risorse disponibili.

L’importanza di legumi e cereali

L’analisi ha confermato il ruolo centrale dei cereali e dei legumi nell’alimentazione quotidiana dei pompeiani. Questi vegetali costituivano una parte essenziale della dieta e venivano coltivati localmente, secondo tecniche agricole che variavano in base alla tipologia del suolo e al clima. La presenza di legumi indica inoltre una dieta più ricca di proteine vegetali di quanto si ritenesse in passato.

Lo sfruttamento delle risorse marine

Lo studio ha anche confermato, tramite dati archeozoologici e letterari, che gli abitanti di Pompei attingevano in modo significativo alle risorse marine. Pesci, molluschi e altri prodotti del mare costituivano una parte importante della dieta locale. Le evidenze suggeriscono non solo un consumo frequente di questi alimenti, ma anche un vero e proprio sfruttamento intensivo delle risorse acquatiche, come già riportato in diverse fonti storiche dell’epoca.

Conclusioni: una dieta complessa e variabile

Le conclusioni dello studio dimostrano come la dieta pompeiana fosse estremamente articolata, influenzata da fattori ambientali, sociali ed economici. La varietà dei dati raccolti consente di tracciare un quadro complesso, in cui pratiche agricole e zootecniche si intrecciano con le dinamiche della vita quotidiana. Questo approccio scientifico, basato su tecniche biochimiche all’avanguardia, consente di restituire una nuova dimensione alla comprensione della vita nell’antica Pompei, offrendo non solo un’istantanea dell’alimentazione, ma anche una finestra sulle scelte economiche e ambientali di una comunità del passato.

Scopri di più sull'alimentazione dei Pompeiani qui >>


Di seguito un riassunto dell'articolo scientifico pubblicato sul sito di Scientific Reports al seguente link: https://www.nature.com/articles/s41598-025-12156-7

Pompei: Uno Sguardo Dettagliato sulla Vita Quotidiana Attraverso l'Analisi Isotopica degli Alimenti

Pompei, il sito archeologico più visitato d'Italia dopo il Colosseo, attira milioni di visitatori ogni anno, affascinati principalmente dalla sua tragica fine nel 79 d.C. a causa dell'eruzione del Vesuvio. Tuttavia, oltre l'aspetto della tragedia umana, la sua straordinaria conservazione offre un'opportunità unica per studiare la vita quotidiana nell'Impero Romano, in particolare nella fertile regione della Campania e nel Golfo di Napoli. Quest'area, ideale per gli insediamenti umani già molto prima della dominazione romana, aveva raggiunto una densità di popolazione e un'intensità di uso del suolo quasi senza precedenti nel mondo antico. Il porto di Pozzuoli, il principale porto dell'Impero Romano nella penisola italiana per secoli, facilitava anche le connessioni commerciali mediterranee.

Il nostro studio si immerge nelle pratiche agricole e di allevamento di Pompei, esplorando la variabilità isotopica di diverse categorie alimentari disponibili ai Romani in questo scenario unico, quasi una "istantanea" della vita dell'epoca. Per farlo, abbiamo utilizzato l'analisi degli isotopi stabili di carbonio e azoto su campioni di piante e animali. Questo approccio, basato sulla misurazione di specifici "segnali" chimici negli organismi, ci permette di ricavare informazioni dirette sulla loro dieta e sulle condizioni di crescita. I dati raccolti rappresentano un'opportunità eccezionale perché provengono da un periodo temporale molto ristretto, il I secolo d.C., offrendo una visione chiara delle risorse alimentari locali senza le incertezze cronologiche tipiche degli studi archeologici a lungo termine.

Le Fonti di Cibo a Pompei: Una Rete Complessa

Sebbene il fertile suolo della pianura del fiume Sarno fosse propizio all'agricoltura, Pompei probabilmente non era autosufficiente e dipendeva da importazioni e dalla produzione delle aree vicine per soddisfare il suo fabbisogno alimentare.

  • Produzione Vegetale (Flora):

    • Coltivazioni Locali: Esistono prove di coltivazioni locali significative. Fonti antiche, ad esempio, riportano la coltivazione di quattro varietà di uva sui pendii del Vesuvio, con due terzi della montagna dedicati a vigneti, trasformando l'area in un vero e proprio "distretto vinicolo" dell'Impero. Anche i fichi erano onnipresenti a Pompei ed Ercolano, suggerendo una coltivazione locale di alberi di fico. Le fave erano molto comuni, indicando una coltivazione specializzata non solo per il consumo, ma anche per l'arricchimento del suolo. Il polline attesta anche la presenza di alberi da frutto come il noce.
    • Cereali: Nonostante la presenza di polline di alcune specie, le prove scritte e archeologiche suggeriscono una mancanza di produzione cerealicola su larga scala nell'area. Data l'importanza dei cereali nella dieta romana (fino al 70% delle calorie totali), gran parte dell'approvvigionamento era probabilmente importato dalle regioni vicine o dalle Province, con grandi spedizioni di cereali e legumi dall'Egitto a Pozzuoli.
    • Olio d'Oliva: Sebbene prodotto localmente, la produzione di olio d'oliva era probabilmente insufficiente per soddisfare i bisogni urbani dell'area.
  • Variabilità Isotopica nelle Piante:

    • Le nostre analisi hanno rivelato una notevole diversità nelle pratiche di coltivazione. Ad esempio, i cereali C3 (come grano e orzo) e i legumi hanno mostrato una maggiore variabilità nei valori isotopici rispetto alle colture arboree C3 (come fichi, viti, noci). Questa variabilità nei cereali e nei legumi suggerisce condizioni ambientali, climatiche e di disponibilità idrica molto diverse, e potrebbe indicare anche l'uso di diversi gradi di letame.
    • Le colture arboree C3 sono risultate isotopicamente più uniformi, probabilmente perché provenienti in gran parte dall'entroterra cittadino, con l'eccezione dei datteri, che presentano valori isotopici più alti e sono probabilmente stati importati da regioni più aride.
    • Analizzando la disponibilità d'acqua tramite i valori di Δ13C, abbiamo osservato che l'orzo era prevalentemente ben irrigato, mentre il grano era principalmente coltivato in condizioni di moderata idratazione, potenzialmente più secche.
    • Per i legumi, le lenticchie hanno mostrato condizioni idriche scarse o moderate, mentre le fave erano costantemente ben irrigate. Questo supporta l'idea che le fave fossero coltivate localmente in grandi quantità, mentre altri legumi potrebbero essere stati importati.
    • La diversità isotopica complessiva delle piante indica varie tecniche agricole, un misto di approvvigionamento locale e non locale, e diverse reti commerciali, anche se gli isotopi stabili non possono identificare con certezza le origini geografiche. I due campioni di cereali C4 (miglio e panico) hanno mostrato valori isotopici consistenti, suggerendo un minimo apporto di letame.
  • Allevamento e Pesca (Fauna):

    • Le abbondanti piante Cichorieae, insieme a carbone e spore fungine coprofile, suggeriscono un uso diffuso della pianura alluvionale come pascolo per gli animali domestici.
    • Animali Terrestri:
      • Bovini (Bos taurus): I tre campioni di bovini hanno mostrato valori isotopici consistenti per il carbonio, ma divergenti per l'azoto, indicando una varietà di pratiche nella gestione del bestiame. Il pastore romano Varrone menziona che i bovini non solo pascolavano liberamente ma venivano anche integrati con diverse piante.
      • Capre (Capra hircus): Quattro campioni di capre hanno mostrato valori consistenti e più bassi rispetto a pecore e bovini, il che potrebbe indicare le loro abitudini di brucatura e un maggiore consumo di piante legnose.
      • Pecore (Ovis aries): Le pecore hanno mostrato valori di carbonio simili alle capre ma valori di azoto più alti. Varrone riferisce che le pecore erano lasciate pascolare nei campi coltivati anche per preparare il terreno per il raccolto successivo, e la loro dieta includeva spesso integratori come fieno, crusca, semi d'uva e foglie di fico.
      • Suini (Sus scrofa): I suini sono il gruppo più numeroso (14 campioni). Sebbene mostrino poca variazione nei valori di carbonio, c'è una notevole variabilità nei valori di azoto, indicando diete isotopiche diverse e potenzialmente vari livelli di onnivoria. Ciò suggerisce che potevano alimentarsi in foreste, aree paludose (dove accedevano a radici e insetti) o essere nutriti con resti di cibo umano o sottoprodotti della lavorazione degli alimenti.
      • Pollame (Gallus domesticus): I campioni di pollo hanno mostrato valori isotopici distinti e arricchiti in C13, indicativi del consumo di piante C4 o prodotti marini. Questo suggerisce che i polli ricevevano una dieta specifica, diversa dagli altri animali domestici, forse basata su mangimi come il miglio, e gestiti attraverso un sistema di approvvigionamento separato.
      • Cani (Canis familiaris): Tre campioni di cani domestici hanno mostrato valori isotopici consistenti, indicativi di una dieta onnivora di tipo C3.
    • Pesca:
      • L'importanza del pesce per i Romani è ben documentata, con pratiche che includevano la cattura in lagune e l'allevamento di specie come l'orata.
      • Le nostre analisi sui pesci hanno mostrato una notevole variabilità nei valori di carbonio e azoto, indicando lo sfruttamento di specie che occupavano una varietà di ambienti acquatici (mare aperto, costiero, estuari) e con comportamenti alimentari diversi (predatori, mangiatori di molluschi/vermi, erbivori). Questo supporta l'adozione di un'ampia gamma di strategie di pesca e allevamento ittico, ben documentate nel mondo romano e in particolare nella Baia di Napoli.

Le Sfide della Ricostruzione della Dieta Umana

Nonostante la ricchezza di dati ottenuti da piante e animali, ricostruire la dieta degli abitanti di Pompei utilizzando solo l'analisi degli isotopi stabili di carbonio e azoto dalle ossa umane si è rivelato difficile a causa di diverse sfide.

  • Sovrapposizione Isotopica (Equifinalità): Molte categorie alimentari disponibili a Pompei avevano firme isotopiche simili. Questo significa che, anche se gli abitanti mangiavano una dieta varia, i modelli matematici faticano a distinguere il contributo esatto di ogni fonte a causa di queste somiglianze. Anche l'uso di informazioni aggiuntive (come le "priors" nei modelli bayesiani) non ha risolto completamente il problema, poiché la forte sovrapposizione dei dati isotopici ha reso il modello "dominato dai dati" piuttosto che dalle informazioni esterne.
  • Composizione della Dieta Romana: La dieta romana era prevalentemente composta da carboidrati C3 (come i cereali) e lipidi (come l'olio d'oliva). Le proteine derivate dai cereali costituivano probabilmente una parte sostanziale del fabbisogno di amminoacidi. Di conseguenza, anche un contributo significativo di fonti proteiche isotopiche distinte, come il pesce marino, potrebbe essere mascherato all'interno dei valori complessivi di carbonio del collagene osseo umano.
  • Valori degli Isotopi di Azoto nel Pesce Mediterraneo: Nel contesto mediterraneo, il pesce tende a mostrare valori di azoto δ15N generalmente più bassi rispetto al pesce atlantico. Questo può portare a una sovrapposizione con il segnale degli animali terrestri e persino delle piante terrestri, rendendo più difficile la loro rilevazione nella dieta umana basandosi solo sui valori di azoto.

Queste sfide evidenziano un limite dell'approccio degli isotopi stabili in massa (bulk stable isotopes) quando si cerca di analizzare diete complesse in società articolate come quella pompeiana. Una potenziale soluzione, come dimostrato per le vittime dell'eruzione di Ercolano, è l'uso dell'Analisi Isotopica Stabile Composita Specifica (CSIA-AA), che analizza i valori di carbonio e azoto di singoli amminoacidi. Questo metodo fornisce informazioni metaboliche più specifiche e ha il potenziale per rilevare categorie alimentari prive di contenuto proteico, come l'olio d'oliva, che sono "invisibili" nell'analisi standard.

Conclusioni: Nuove Prospettive sulla Vita Quotidiana di Pompei

Il nostro studio, basato sull'analisi isotopica di resti botanici e faunistici di Pompei e dintorni, fornisce nuove e dirette intuizioni sulle pratiche agricole e di gestione degli animali prima dell'eruzione del 79 d.C..

In sintesi, i dati isotopici suggeriscono:

  • Condizioni di crescita variegate per cereali C3 e legumi, supportando l'ipotesi di materiale importato.
  • Differenze tra lenticchie e fave, indicando diverse condizioni di approvvigionamento e coltivazione.
  • Diverse pratiche di allevamento: i suini probabilmente avevano una dieta varia, mentre pecore e bovini erano allevati in pascoli diversi e foraggiati in modo distinto dalle capre.
  • I polli mostrano un segnale unico e consistente di consumo di piante C4, indicando un sistema di approvvigionamento separato rispetto ad altri animali domestici.
  • Una vasta gamma di valori isotopici nei pesci, suggerendo lo sfruttamento di diverse specie marine che occupavano una varietà di ambienti acquatici, in linea con le prove archeologiche e letterarie di un'intensa attività di pesca e acquacoltura nella zona.

Questo studio fornisce prove isotopiche dirette che contribuiscono a una comprensione più concreta delle pratiche agricole ed economiche nella Pompei romana. Tuttavia, la complessità della dieta di una società così ricca di risorse, con firme isotopiche spesso sovrapposte, pone delle sfide per la ricostruzione dettagliata della dieta umana utilizzando solo l'analisi isotopica standard. Il nostro lavoro dimostra il valore di una linea di base isotopica ad alta risoluzione, ma evidenzia anche i limiti degli isotopi stabili in massa in contesti dove la diversità alimentare riflette una complessa economia. Futuri studi con tecniche più avanzate, come la CSIA-AA, promettono di svelare ulteriori dettagli su ciò che i Pompeiani mangiavano veramente.


 

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