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Casa di Elle e Frisso
Photo: Parco Archeologico di Pompei

Negli ultimi anni, l'area della Regio V di Pompei continua a svelare i segreti della vita antica e, purtroppo, anche le tracce dei disastri che l'hanno colpita. Nell'ambito del progetto di valorizzazione della Casa di Leda (Regio V, insula 6 – Via del Vesuvio), sono state scoperte e indagate due nuove abitazioni adiacenti, tra cui la Casa di Elle e Frisso (Regio V, insula 6, civico 10).

Questa domus prende il nome da un affresco mitologico di grande impatto visivo rinvenuto al suo interno. La sua scoperta è il risultato di un ampliamento degli scavi volto a creare un'area di rispetto più ampia per salvaguardare le strutture e le decorazioni parietali emergenti.

Gli Scavi Antichi e i loro danni

L'area in cui si trova la Casa di Elle e Frisso fu interessata, tra il XVIII e il XIX secolo, dai cosiddetti "scavi ipogei". Questa metodologia di lavoro, finalizzata principalmente al recupero di reperti, fu molto distruttiva per le stratigrafie eruttive e le strutture murarie antiche. La cronologia esatta di queste attività nella Casa di Elle e Frisso è incerta, mancando materiali datanti, ma è stata messa in relazione con la bibliografia e la cartografia storica. Un utile terminus ante quem per le attività di scavo più antiche è uno strato vulcanico del XIX secolo (US 134), che copre i livelli di riporto che obliterano la casa. Inoltre, il divieto dell'amministrazione francese di Giuseppe Bonaparte nel 1808 di utilizzare i cunicoli per la ricerca archeologica suggerisce che alcune attività ipogee potrebbero collocarsi negli anni immediatamente precedenti tale data.

È interessante notare che gli scavi ipogei nella Casa di Elle e Frisso non sembrano risalire esattamente allo stesso periodo di quelli nella vicina Casa di Leda e nella Casa V, 6, 14, pur essendo interventi ravvicinati nel tempo. La pratica di questi scavatori prevedeva una prima trincea esplorativa seguita dall'apertura di una trincea sub-circolare per abbassare il piano fino alla cinerite e ai lapilli. Un indicatore primario di tale esplorazione sono i fori aperti nelle pareti quando si incontravano murature. Tra la Casa di Elle e Frisso e la Casa di Leda è stato trovato un foro non terminato, testimonianza di un tentativo di accesso fallito. Nella Casa di Elle e Frisso, il primo percorso ipogeo fu aperto tra il triclinio (amb. 52) e l'atrio (amb. 29), procedendo apparentemente da Est ad Ovest. Purtroppo, ciò che rimane di queste esplorazioni sono perlopiù cunicoli abbandonati.

Il triclinio rappresenta un'eccezione: mentre in altre stanze i lapilli del 79 d.C. si trovano sotto gli strati moderni, qui sono stati asportati. La ricchezza delle decorazioni parietali del triclinio potrebbe aver spinto gli scavatori a rimuovere il materiale eruttivo, forse nella speranza di trovare oggetti preziosi.

La Struttura e le Decorazioni della Domus

Gli scavi più recenti (2018-2019) hanno indagato circa un terzo della superficie originaria della casa. L'accesso avviene da Via del Vesuvio, tramite una soglia in marmo ribassata rispetto al pavimento interno. Un pilastro vicino all'ingresso mostra tracce di taglio, suggerendo che in una fase precedente l'ingresso fosse solo il corridoio (fauces), poi allargato in un'anticamera (amb. 48) con accesso diretto all'atrio (amb. 29). L'anticamera presenta una parete Nord priva di decorazioni, con un'ammorsatura in opera vittata semplice, ulteriore indizio di una fase edilizia precedente. È stata rinvenuta anche una soglia in basalto in giacitura secondaria.

L'atrio (amb. 29), parzialmente scavato, misura 5,20 x 3,33 m. Sulla parete Nord conserva una nicchia con mensola in marmo. L'impluvio è semplice e posto fuori asse rispetto all'ingresso, con una tubazione di sfogo protetta da un disco forato in piombo. Due gradini in travertino sulla parete Nord suggeriscono la presenza di una scala lignea per un soppalco, confermata da tracce sull'intonaco. L'area sottoscala è stata interpretata come una dispensa grazie alla numerosa suppellettile rinvenuta.

A Ovest dell'atrio si trova il cubicolo (amb. 10), di 3,00 x 2,60 m, decorato con pitture in IV stile. Le pareti Nord e Ovest conservano i registri inferiore e mediano. Il registro inferiore ha fondo rosso con decorazione dentellata. Tra lo zoccolo e la parte mediana, bucrani e fiori stilizzati sono inscritti in riquadri neri. Il registro mediano, a fondo bianco, presenta tre pannelli separati da stretti riquadri con ghirlande. I pannelli centrali hanno cornici a tappeto con soggetti diversi: un volto femminile sulla parete Nord (fig. 3), un amorino alato sulla parete Ovest, e una divinità alata sulla parete Est (fig. 4). I tappeti laterali mostrano pinakes con vasi potori in argento.

Proseguendo verso Est si accede al triclinio (amb. 52), l'ambiente che ha dato il nome alla casa. Di forma rettangolare (4,70 x 3,50 m), presenta importanti danni strutturali dovuti a "sgrottamento sottofondale", con lacerazioni inclinate e danni alla base dei muri, oltre a un notevole sprofondamento dell'angolo Sud-Est. L'analisi ha confermato la presenza di un vuoto sottostante, forse una grande cisterna data la vicinanza all'impluvio.

Gli affreschi del triclinio, anch'essi in IV stile, mostrano un'articolata partitura parietale. Sui muri Nord e Sud, il registro inferiore (fondo nero) incornicia animali e bucani con elementi architettonici. Il registro mediano presenta scorci prospettici illusionistici di architetture (porte, elementi della trabeazione) con grande cura per i giochi di luce. Il pannello centrale (ocra) è inquadrato da un portale monumentale con soffitto a cassettoni. Al di sotto, sono presenti scorci paesaggistici. Sulla parete di fondo si trova il celebre quadro mitologico di Frisso ed Elle (fig. 7). L'affresco raffigura il momento tragico in cui Elle, in groppa al Crisomallo con il fratello Frisso, cade nel mare che prenderà il suo nome (Ellesponto), tendendo la mano in cerca di aiuto. La resa del corpo e del volto di Elle, visti in trasparenza attraverso l'acqua, è notevole. Questa scena trova confronti in affreschi simili nella Casa di Sallustio e nella Casa del Poeta Tragico.

Il pavimento del triclinio è in lavapesta decorata con tessere bianche disposte in cerchi tangenti attorno a crustae marmoree irregolari (fig. 8). Una sovradipintura rossa sui bordi indica una fase successiva alla prima messa in opera.

Dall'atrio si accede anche a un corridoio (amb. 50) orientato Est-Ovest (5,60 x 1,10 m), dove i fori per le travi suggeriscono l'esistenza di un soppalco ligneo a circa 2,20 m di altezza. Gli intonaci decorati si conservano solo sulla parete Nord, con pannelli rossi bordati di nero e un registro superiore non rifinito. Sul lato opposto, la decorazione è lacunosa, ma si notano tre varchi chiusi da pilastri in blocchi di travertino.

Una stanza a Nord del triclinio e del corridoio (amb. 49), di 3,70 x 2,80 m, è coperta da una tettoia compluviata con tegole convergenti verso una grata di ferro nell'angolo Nord-Ovest (fig. 9). Questa struttura trova confronti in altre case pompeiane.

L'organizzazione planimetrica della casa, in particolare la tipologia ad atrio testudinato con corridoio centrale, si confronta con altre abitazioni di Pompei e risulta diffusa nell'area vesuviana tra il III e il II secolo a.C., modello poi abbandonato agli inizi del I secolo a.C.. Questa tipologia si caratterizza per il solaio continuo a copertura dell'atrio e la presenza di un piano superiore.

Diversi indizi, come le soglie asportate o rinvenute in giacitura secondaria, l'assenza di decorazioni in alcuni punti e le tracce di taglio/asportazione muraria, suggeriscono che la Casa di Elle e Frisso fosse interessata da interventi di ristrutturazione al momento dell'eruzione. Tuttavia, a differenza di altre domus in ristrutturazione, non sono stati trovati materiali edili o mucchi di calce stoccati.

I Depositi del 79 d.C. e i Reperti

Gli scavi ipogei hanno purtroppo asportato gran parte della stratigrafia dell'eruzione del 79 d.C.. Nella Casa di Elle e Frisso sono stati rinvenuti quasi esclusivamente lapilli e pochi frammenti di cinerite grigia. I lapilli coprono diverse stanze e si sono accumulati principalmente al centro dell'atrio, scivolando poi negli ambienti circostanti. Nei lapilli sono stati trovati frammenti di intonaci decorati, cornici in stucco, anfore, ceramica da cucina e stadere in bronzo. A Ovest del corridoio, i lapilli coprono un deposito di anfore crollate, tra cui un esemplare con un titulus pictus che, in base a una lettura preliminare, potrebbe riferirsi al flos, una salsa di pesce pregiata, e indicare una capacità di circa 15 litri (XX sextarii).

Al di sotto della cinerite grigia, che si è indurita e ha protetto eccellentemente i contesti, sono stati rinvenuti reperti intatti. Nell'ambiente 10, sotto la cinerite (US 210), è stato trovato un set di vasellame in bronzo (figg. 10-12) composto da un attingitoio, una brocca monoansata e un vaso a paniere con anse mobili, associati a un balsamario in vetro. Poco distante, una coppa a conchiglia con ansa ad anello. Questi vasi trovano numerosi confronti tipologici in contesti vesuviani.

Un altro lacerto di cinerite (US 209) nel lato Nord dell'atrio ha permesso di eseguire un calco in gesso da un vuoto. Il calco ha restituito l'intelaiatura di un letto in legno, largo circa 90 cm (fig. 13). Lo stesso strato copriva anche il sottoscala/dispensa, dove sono stati stoccati vasi potori e anfore, tra cui anfore Dressel 2-4 e un esemplare rodio con lische di pesce [17, fig. 14]. Un altro reperto notevole è un tegame da cucina in bronzo con sei concavità (fig. 15).

La Tragedia Umana e la Memoria Mitologica

La casa ha restituito anche ossa umane, ma purtroppo in giacitura secondaria, disperse in uno strato di riporto moderno a causa dei primi scavi. L'analisi preliminare suggerisce che le ossa appartengano a circa quattro individui, tra cui potrebbero esserci stati dei bambini, dato il ritrovamento di una bulla in bronzo (amuleto per figli maschi). La distruzione dei depositi stratigrafici originali rende estremamente lacunosa la ricostruzione della dinamica della catastrofe per queste vittime.

Gli individui, probabilmente abitanti o rifugiati, rimasero nella casa durante la pioggia di lapilli. L'atrio, se dotato di grata (come l'ambiente 49, fig. 9), offriva comunque un punto di ingresso per i lapilli che si accumulavano. La posizione di un letto, il cui calco è stato rinvenuto (fig. 13), davanti alla porta dell'ambiente 10, suggerisce che potesse essere stato posizionato lì per bloccare l'invasione dei lapilli che si accumulavano nell'atrio [20, fig. 11]. Il ritrovamento delle ossa nel triclinio, distante dall'ambiente 10, fa ipotizzare che le persone, temendo di rimanere intrappolate dai lapilli (come descritto da Plinio il Giovane), si siano spostate. La loro morte potrebbe essere stata causata dalla prima nube piroclastica o dal crollo delle parti superiori, ma lo stato dei rinvenimenti rende impossibile accertarlo.

I recenti scavi nella Casa di Elle e Frisso rivelano dunque una "stratigrafia di disastri". Il primo livello sono le esplorazioni del XVIII-XIX secolo, distruttive ma oggi esse stesse oggetto di studio ("archeologia dell'archeologia"). Il secondo livello è la catastrofe del 79 d.C. e la tragedia umana, le cui poche testimonianze sono state in parte compromesse dagli scavi antichi.

Ma c'è anche un'altra "stratigrafia", non archeologica ma interiore: la memoria collettiva. Gli affreschi mitologici, come quello di Elle e Frisso, rappresentano un immaginario diffuso di tragedie di uomini e donne vittime di cataclismi. Questo patrimonio di racconti e archetipi ("deep history") aiutava a dare senso agli eventi violenti e tragici. Tuttavia, nel I secolo d.C., il valore religioso e culturale di questi miti era cambiato; l'esistenza stessa degli dei e degli eroi era oggetto di dibattito. Le immagini mitologiche, sebbene diffuse, potevano servire principalmente per intrattenimento, esibizione di status o semplice bellezza.

La catastrofe di Pompei potrebbe aver avuto anche un carattere spirituale, rendendo difficile per molti contestualizzarla in una visione religiosa tradizionale. Le reazioni durante l'eruzione, descritte da Plinio il Giovane, oscillano tra la preghiera agli dei e la convinzione che non ne esistessero più (Ep. VI 20,15). Questo potrebbe spiegare l'accoglienza di altre narrazioni di disastro e redenzione, forse testimoniata dall'iscrizione "Sodoma Gomorra" rinvenuta nella Casa c.d. degli Ebrei (IX 1 26).

In conclusione, la Casa di Elle e Frisso non è solo un sito archeologico che documenta la vita quotidiana e la distruzione del 79 d.C.. È anche un luogo che racconta, attraverso le tracce degli scavi antichi, la tragedia di chi vi trovò la morte, e, attraverso i suoi affreschi, la complessa stratificazione di senso che gli abitanti del I secolo d.C. attribuivano alle catastrofi. Un luogo dove l'archeologia degli strati eruttivi si intreccia con l'archeologia degli scavi passati e con la profonda storia mitologica e spirituale della comunità.

Le fig. indicate tra parentesi fanno riferimento a quelle contenute nell' E-Journal degli Scavi di Pompei >>

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Fonte: Parco Archeologico di Pompei

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