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(erroneamente detta di Loreius Tiburtinus o Loreio Tiburtino)

L’edificio in origine comprendeva anche la casa ad atrio vicina (e nell’insieme era una delle case occupanti un’intera insula con maggiore estensione) ma dopo il terremoto le due abitazioni vennero staccate. Proprio nella facciata troviamo due cauponae che comunicavano con l’interno tramite una porta dalla quale si poteva anche accedere alle stanze di alloggio al piano superiore. L’ingresso comprende anche un bancone per i clienti. L’atrio è una testimonianza di come la funzione dell’impluvio si stava perdendo infatti è trasformato in una vasca per fiori e piccole piante da ornamento.

Sulla proprietà della casa ci sono stati problemi: inizialmente la casa era stata attribuita ad un fantomatico Loreius Tiburtinus, questa persona in realtà non sembra mai essere esistita e il suo nome è stato creato unendo i due nomi che ricorrono più spesso nelle iscrizioni dell’edificio ma sempre separati. La casa sembra piuttosto essere appartenuta a D. Octavio Quartio il cui nome compare su di un sigillo in bronzo. Tornano a Tiburtinus e Loreius appare molto più probabile pensare che fossero i nomi di due persone distinte che abitassero o avessero abitato l’edificio magari in maniera abituale.

Nella casa una delle stanze era adibita a laboratorio con forno annesso per la sublimazione dei colori usati per i lavori di tinteggiatura che erano in atto nella casa. L’ala sinistra venne chiusa per fornire un passaggio alla latrina e alla cucina. L’ala destra invece è decorata con dipinti di Venere pescatrice e di Narciso.

La parte posteriore della casa è un esempio di architettura movimentata piena di elementi kitsch che contrasta fortemente con la severità e la semplicità dell’atrio. Molti oggetti e l’intera struttura di questa parte sembrano far riferimento alla dea egizia Iside. Qui anche le decorazioni sono di fattura più fine rispetto a quelle limitrofe. Probabilmente si tratta di un sacello, indizio a favore di ciò sarebbe il dipinto del sacerdote di Iside con la testa rasata e il vestito di lino. Una nicchia sulla parete di fondo è stata ritrovata completamente vuota: probabilmente proprio gli abitanti l’hanno svuotata per preservarne il contenuto.

Probabilmente l’intera casa è una fusione dei culti di Iside e Diana: entrambe sono dee lunari e vicino al dio Bacco.

Nella parte inferiore del giardino si trovano dipinti di ispirazione epica: Ercole e Achille su tutti. Una curiosità del giardino è che vi è stata trovata una fontana con due canali in grado di provocare una piccola inondazione artificiale: ciò sembra strano se si pensa alle difficoltà idriche della città di Pompei dopo il terremoto. Comunque la struttura dei tubi dell’edificio è disastrata, ci si chiede quindi come questi giochi d’acqua potessero essere alimentati.

Tutta l’edicola è decorata con il tema della morte per amore (Narciso, Piramo, Tisbe: tutti questi miti hanno la particolarità di svolgersi vicino ad una fonte e di terminare con una metamorfosi). Oltre che pieno di giochi d’acqua e dipinti il giardino era anche riccamente adornato di alberi e piante che seguono le mura perimetrali.

Autore: Giovanni Lattanzi - pubblicato in data 2 marzo 2010 

Approfondimenti

Pompeiiinpictures Immagini dettagliate dell'edificio

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