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L’atrio e l’entrata della casa nelle loro dimensioni potrebbero ingannare perché quella di cui parleremo ora era una delle case più belle di Pompei: non tanto per gli spazi quando per le decorazioni al suo interno. Dalle iscrizioni che sono state trovate capiamo che la casa doveva appartenere alla gens Poppeae (una famiglia molto importante e ricca di Pompei, che si pensa possa essere stata imparentata anche con l’imperatore di Nerone tramite Poppea).

Le due stanze ai lati dell’ingresso hanno conservato la decorazione in primo stile ed erano probabilmente destinati ad accogliere la servitù. L’atrio venne forse trasformato in un ingresso ed è estremamente piacevole vista la grande quantità di luce che proviene dal peristilio. Il tablino conserva in maniera pressoché perfetta il mosaico originale e le pitture delle pareti (tra le quali spicca l’incontro tra Paride ed Elena).

Il peristilio ha invece un pavimento in cocciopesto con inserti in marmo sia bianco che colorato. Da qui si accede al salone, usato per rappresentanza: questo presenta un rosone in mezzo al mosaico del pavimento; stupisce la ricercatissima pittura delle pareti (notiamo Achille tra Patroclo e Briseide, Tetide che visita l’officina del dio Vulcano per cercare le armi per Achille e la fuga di Giasone e Medea). Da questa stanza si aveva un’ottima vista sul giardino che doveva essere estremamente curato: conteneva certamente colonne e piccole tavole di marmo dipinte. Tutto l’insieme denota un gusto estremamente raffinato (non mancano le maschere appese alle colonne).

Superato il giardino sulla sinistra si accede al sacello dedicato a tre divinità egizie: Iside, Arpocrate e Serapide affiancate dal dio Anubi. Altri oggetti propri del culto di Iside sono sparsi nelle altre decorazioni. Sul lato opposto è presente anche un larario di impianto tipicamente romano che denota una preferenza variegata anche in materia religiosa.

Un corridoio forse adibito a museo, in cui spicca una statua di Venere, conduceva ad una stanza con decorazione gialla a tinta unita. Molti archeologi hanno voluto vedere nel cubicolo più appartato un ambiente dedicato esclusivamente alle donne: ciò si sarebbe dedotto dalle decorazioni e dalla vicinanza del piccolo orto lontano da occhi indiscreti. La stanza è bellissima e finemente decorata. L’altro cubicolo vicino è quasi interamente dedicato al tema amoroso.

Il nome della casa proviene dalla decorazione di un altro cubicolo: Amorini dorati incisi su foglie d’oro applicati a dei piccoli dischi di vero di origine alessandrina (che ora sono conservati al Museo Nazionale a Napoli)


Autore: Giovanni Lattanzi - pubblicato in data 4 marzo 2010 

Approfondimenti

Pompeiiinpictures Immagini dettagliate dell'edificio

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