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Pasqua e Pasquetta a Pompei: ingresso con le tariffe consuete.
In occasione delle festività pasquali domenica 31 marzo e lunedì 1 aprile 2024 il parco archeologico di Pompei sarà aperto. Le tariffe di ingresso saranno quelle consuete. Il 31 marzo gli orari di accesso saranno dalle 9.00 alle 17.00 (ultimo ingresso 15.30) mentre dal 1 aprile l'orario sarà il seguente: 9.00 – 19.00 (ultimo ingresso 17.30).

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Museo Gracco Pompei
Oltre 20 opere tra dipinti, ceramiche e sculture dell'opera di Tiberio Gracco tra il 1988 e il 2012 in mostra fino ad aprile 2016

Time - Tiberio Gracco 1988L’atmosfera scelta da Tiberio Gracco, ed esplorata con cura, è la notte, presente nei cromatismi varianti e digradanti dei blu e nei soggetti ritratti. La notte, dispensatrice del riposo, liberatrice degli affanni del giorno, è la madre del sonno e dei sogni, ma più profondamente di una dimensione libera d’indagine del sé, non legata a preconcetti, sovrastrutture e ragione, ma sciolta, selvaggia analisi introspettiva. Spesso, i protagonisti raffigurati hanno occhi socchiusi, dormienti danzanti privi di gravità, sono in attesa, protesi all’ascolto che solo una dimensione notturna e silenziosa può favorire e accompagnare. Anche la luna è spesso presente nell’iconografia dell’artista: come astro, delicato sorriso che taglia il blu della notte; come luce soffusa che illumina con finezza la raffigurazione conferendole un’aura mitica e magica; come monile, gioiello simbolico che richiama il ricorso periodico. Morire e divenire in una ricerca di formazione-configurazione che è tematica carissima all’artista richiamata, altresì, dalla chiocciola che è, iconograficamente, acconciatura e vezzo femminile, ma anche metafora di ciclicità. L’attenzione alla scoperta di ciò che sfugge all’uomo, pur appartenendogli fortemente, è nella presenza delle stelle,  forme stilizzate e veloci che sovrastano i protagonisti del dipinto, con l’accezione affascinante sia di simboli dell’ordine cosmico che di luminosi custodi. Dunque, negli “squilibri” dettati dalla fatica della ricerca e dalla sua immensità, ecco gli “equilibri” geometrici e spirituali dei punti di riferimento che orientano e vegliano: tutto, infine, è richiamato al bilanciamento, alla perfezione, alla catarsi.(...)
(...)Tra i numerosi pregi della complessa concezione che caratterizza l’opera di Tiberio Gracco, c’è la citazione simbolista, travalicata e sublimata in un sintetismo grafico-formale di grande raffinatezza, poiché, nell’artista, tutto è “sentire”: i soggetti ritratti non sono solo in ascolto, ma appaiono velati, trafitti dalle trasparenze, riflettono, inglobano ciò che li circonda. Tutto questo è espresso attraverso cromatismi essenziali di rara eleganza che rendono immediata la fruizione di una seppur complessa poetica di fondo. Vestali e oracoli, le donne di Gracco, raramente rivolgono lo sguardo verso l’osservatore, regine irraggiungibili di un mondo agognato dai mortali, scintille, riflessi e bagliori dello sguardo di Ecate.
Antonella Nigro

E’ l’essere umano, nudo, che si mette a confronto con i problemi quotidiani, con un mondo che non lascia alcuna tregua e/o spazio al nulla, ma crea se stesso, la propria vita, è artefice con il pensiero e con l’azione del proprio destino, sempre in cerca di nuovi orizzonti da raggiungere, mai soddisfatto di quello che si è se non in funzione della costruzione di un futuro da protagonista assoluto dell’universo, della storia, e lo rende padrone del tempo. L’arte di Tiberio Gracco è perciò un’arte pensante, agente, che costringe alla riflessione. I suoi colori puri, gravidi e carichi di pensiero, sono il medium attraverso cui l’artista pensa il mondo e lo rappresenta. Anche gli occhi chiusi delle sue figure prefigurano un mondo immaginato, che però può diventare realtà, deve diventare realtà. Non è un chiudersi in se stessi, ma un aprirsi alla riflessione, al pensiero pensante, al pensiero agente, al pensiero come progetto dell’esistenza, quindi si tratta di occhi che sanno e vogliono guardare al di là delle apparenze, al di là delle bende dell’effimero, del contingente, dei falsi miti e riti della nostra martoriata contemporaneità, per trovare e costruire un mondo diverso, più vero e più umano. Il suo è un percorso ventennale sulle ali del pensiero e dell’esistenza dell’uomo, una pittura che vibra di colori, con grumi e atomi colorati, ma sono grumi e atomi che racchiudono la verità dell’umanità, l’essenza vera e infinitesimale che ci riporta alle origini della stessa vita, cercando di coglierne l’alito primordiale che ha dato origine all’Universo. I suoi corpi e i suoi volti non sono misteriosi, ma sono il segno vivo di un mondo in cui ogni gesto, anche il minimo, è prepotentemente la firma di un attimo di vita che pulsa, vibra, interagisce con l’universalità di ogni individua esistenza.(...)
(...)Le forme dell’arte, delle cose e delle persone ritratte da Tiberio sono essenziali, geometricamente definite nei volumi e negli spazi, prive di sfumature e commistioni di colori perché quello che conta è la purezza, l’essenzialità. Si tratta di un vocabolario visivo tutto incentrato su colori primari e su volumi geometrici chiari e definiti, indice di grande attenzione progettuale verso il mondo: una proposta pittorica che vuole mettere in risalto la verità e non quello che si cela negli oscuri meandri del non essere.
Gerardo Pecci

Intanto Tiberio Gracco coglie nel divenire la condizione di “primordialità” perché a ciascun tempo corrisponde una crescita adeguata a fronteggiare un mistero sempre più vasto: il primitivismo del terzo millennio è testimonianza di più inclementi incertezze nelle conquiste delle più avanzate conquiste scientifiche e tecnologiche. La difficoltà di vivere in sintonia con l’universale armonia, che non può essere negata nella conquista degli elementinaturali organici e funzionali alla vita, rende gli uomini ostili, feroci, burattinai, esperti di mercificazioni, di mutilazioni, incapaci di liberarsi perfino dai piccoli nodi che diventano veri e propri cappi d’impiccagione. Intanto il tempo è identificabile oltre i sensi, oltre il mistero che ri-trova ciascuno di fronte al proprio crollo o molto più raramente di fronte alla propria elevazione. Tiberio Gracco sa che “l’uomo di pena” può testimoniare la nuda condizione umana e il rapporto d’amore oltre i condizionamenti delle ricorrenti illusioni. Intanto sono proprio queste a tenere il gioco e il rischio dei confini del nulla dissolve l’uomo-universo tra continue riduzioni in cui il senso radicale miseria e isolamento svela il deserto proprio dove all’intelligenza si accende la speranza: è forse dell’uomo, sua sola ricchezza, la possibilità-necessità di ritrovarsi?
Angelo Calabrese

Museo Gracco - Via Diomede, 8 Pompei (Na)
Ingresso libero
Per prenotazioni: Tel 081 861 3784 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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